Sicilia, centinaia di specie importate. E il cimicione “alieno” minaccia il pistacchio

Il pistacchio di Bronte potrebbe essere in pericolo. A causa di un insetto “alieno” all’ecosistema siciliano, il Leptoglossus occidentalis – detto anche “cimicione americano” – che attacca principalmente i pini ma che secondo gli esperti potrebbe colpire anche l’oro verde dell’Etna. “Ci sono evidenze scientifiche che questo insetto possa attaccare il pistacchio, creando un danno consistente per il territorio”, spiega il professor Giorgio Sabella, zoologo e coordinatore del progetto “Fast – Fight Alien Species Transborder”, frutto di una partnership tra Italia e Malta che vede capofila l’Università di Catania. L’iniziativa è stata finanziata dall’Unione europea con un milione e mezzo di euro, 650 mila dei quali per l’Ateneo catanese. Obiettivo, spiega Sabella, “realizzare un database delle specie animali e vegetali originarie di altri ecosistemi, per individuare quelle invasive e nocive e favorire la loro eradicazione dal territorio siciliano, o almeno il loro controllo”.

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Dal cimicione al punteruolo

Non si tratta soltanto di proteggere l’ecosistema. “Secondo stime dell’Ue, l’impatto economico delle specie aliene tocca il cinque per cento del Pil europeo”, dice Sabella. Proiezioni sul territorio siciliano non esistono ancora, “ma il database che stiamo mettendo a punto servirà anche a questo”. Sul fatto che le “aliene” danneggino l’economia, in ogni caso, ci sono pochi dubbi. Il cimicione, per esempio, negli ultimi anni ha attaccato le pinete siciliane creando perdite consistenti alle aziende della raccolta e trasformazione dei pinoli. Ora l’insetto potrebbe rivolgere le proprie attenzioni al pistacchio. “Non sarebbe la prima volta che una specie aliena cambia abitudini, scegliendo obiettivi diversi da quelli consueti. Pensiamo al Rhynchophorus ferrugineus, meglio noto come punteruolo rosso, che inizialmente colpiva soltanto la comune palma da dattero, ma adesso si sta spostando sulla palma nana siciliana”, dice Sabella.

L’importanza dei controlli

Per l’esperto la storia del punteruolo rosso è emblematica. “Questo insetto fu introdotto con alcune partite di palme estere, sfuggendo a controlli fitosanitari da poche centinaia di euro”. Il prezzo pagato dall’ecosistema siciliano è stato molto più alto. “Ormai è così diffuso che eradicarlo è difficile. Si può tentare un contenimento, in modo che non metta a rischio anche la palma nana autoctona”. In altri casi le specie aliene sono state introdotte sul territorio per fini commerciali. È il caso della Trachemys scripta elegans, o tartaruga dalla guancia rossa, che fino a pochi anni fa veniva venduta nei negozi d’animali. “Il problema è che crescendo raggiunge dimensioni considerevoli, così che molti proprietari hanno scelto di liberarla nell’ambiente, dove fa concorrenza a specie endemiche come la testuggine palustre siciliana”, dice Sabella. Per questo la vendita è stata proibita, “anche se purtroppo continua su internet e nel mercato illegale”.

 

La nutria e i rischi per le dighe

In alcuni casi le specie nocive possono mettere a rischio non soltanto l’ecosistema ma anche le infrastrutture. Sabella cita il caso del Myocastor coypus, meglio noto come nutria o “castorino”. Anche in questo caso, all’origine della diffusione dell’animale ci sono ragioni commerciali. “Anni fa veniva allevato per realizzare pellicce a basso costo, vista la somiglianza anche visiva con il castoro”, ricorda l’esperto. Da quegli allevamenti scarsamente controllati, però, la nutria riuscì a fuggire diffondendosi rapidamente nell’ambiente. “Si tratta di un roditore acquatico che costruisce le sue tane a pelo d’acqua , e che per farlo può danneggiare notevolmente dighe e acquedotti”. Un rischio enorme, soprattutto in un momento di siccità come quello in corso. “Nel nord Italia la specie è ormai diffusa, in particolar modo nella pianura padana, ma in Sicilia è ancora possibile frenarla con un protocollo di eradicazione”, commenta Sabella.

 

Non solo animali

Nel database del progetto Fast sono inserite anche centinaia di specie vegetali. “Un esempio è il Pennisetum setaceum, che si è diffuso a macchia d’olio in Sicilia scalzando le specie autoctone della macchia mediterranea”, dice l’esperto. Anche in questo caso, la specie è stata introdotta dall’uomo per ragioni commerciali. “Si tratta di una pianta molto decorativa, che però fa parte dell’elenco delle 100 specie aliene più pericolose”. Malgrado ciò, a differenza della tartaruga dalla guancia rossa, la vendita non è stata vietata. “Ancora oggi si può acquistare nei vivai, e viene usata per decorare giardini e strade”. Un trattamento completamente diverso da quello in vigore a Malta, sottolinea lo zoologo. “Lì quando una pianta viene segnalata le autorità intervengono immediatamente per rimuoverla”. In Sicilia le cose vanno diversamente. “Il progetto Fast punta anche a creare maggiore consapevolezza, per tutelare al meglio l’ecosistema e l’economia”.